Japanese Knitting – una chiacchierata informale sul mondo della “maglia giapponese” – 1° parte

(Venerdì 14 ottobre, in una diretta Zoom con Valentina Cosciani, si è parlato della storia del lavoro a maglia in Giappone e del mondo della “maglia giapponese in generale. Quello che segue è un riassunto, quanto più possibile esaustivo, di quanto si è detto nella serata.)

Come in molti altri luoghi del mondo, anche in Giappone sono state ritrovate tracce di quello che oggi chiamiamo “lavoro a maglia” risalenti ad epoche piuttosto lontane. Schematizzando per brevità, possiamo ricostruire un asse temporale che si sviluppa come indicato qui sotto:

  • Periodo Jomon (10.000a.C.- 400a.C.): ritrovamento di reperti tessili che vengono comunemente identificati come “knitted” ma che più probabilmente erano intrecciati o annodati a mano
  • Periodo Yayoi (400a.C. – 300a.C.): reperti tessili di filo “pettinato”, con motivi a trafori. Non esistono riscontri definitivi ma si ritiene che la tessitura si avvicinasse molto al nostro odierno “knitting”
  • Periodo Kamakura (1185 – 1333): di questo periodo sono stati ritrovati gambali protettivi per le divise militari, realizzati in karamushi (quello che noi chiamiamo ramiè, una fibra derivata da una specie di Orticaea, simile al lino, ma senza le sue caratteristiche di resistenza e durata).

E’ comunque plausibile che tutti questi ritrovamenti fossero ancora da ricondurre alla tecnica del naalbinding, una forma di tessitura in cui si utilizza un singolo ago che veniva utilizzata molto prima delle “nostre” coppie di ferri o dell’uncinetto. Il naalbinding da parte sua conobbe una larghissima diffusione, in quanto si sono trovate tracce di lavori con questa tecnica a partire dal 6500a.C. e in una area geografica che va da Israele a villaggi mesolitici danesi per arrivare fino a Nazca.

  • Periodo Azuchimomoyamo (1563 – 1598): in Giappone la nostra odierna tecnica del lavoro a maglia arriva presumibilmente insieme ai primi contatti con gli Europei nel 1542, quando una nave portoghese diretta in Cina toccò le coste del Giappone a causa di una tempesta.
  • Periodo Edo (1603 – 1867ca.): in un contesto di isolamento culturale e commerciale volontario, il lavoro a maglia inizia la sua diffusione in Giappone grazie ad un numero limitato di scambi con l’Occidente. Una curiosità: un’ipotesi è che la diffusione del lavoro a maglia sia dovuta alle prostitute, cui i clienti insegnavano a lavorare ai ferri. Di questo periodo sono nella lingua giapponese le prime tracce della parola “meriyasu” che oggi indica comunemente qualsiasi tipo di tessuto lavorato a maglia rasata, a mano o a macchina.
  • Alla fine del periodo Edo, con l’arrivo del Commodoro Perry, la nascita di relazioni commerciali costanti con l’Occidente e la riorganizzazione dell’esercito sui modelli USA i samurai, un tempo casta militare del Giappone feudale, si trovano parzialmente sprovvisti di ingaggi e iniziano a lavorare a maglia complementi e accessori delle divise militari. Gambali protettivi, guanti, foderi per la katana, borselli, juban (il sottokimono) e tabi (le caratteristiche calze con le dita divise) nei colori bianco, indica, marrone chiaro e scuro vengono commissionati ai samurai e pagati moltissimo, a dimostrazione che la conoscenza del lavoro a maglia non era molto diffusa.

Successivamente, durante il Periodo Meji, assistiamo ad una rivoluzione culturale che coinvolge anche il mondo della lavorazione a maglia: da un lato il governo Meji comprende l’importanza dello sviluppo del settore tessile e investe nell’acquisto di macchine per la tessitura e per la maglieria. Dall’altro, l’organizzazione delle scuole missionarie rivolte a donne e ragazze porta ad una diffusione del lavoro a maglia che riflette il cambiamento sociale del ruolo della donna. Tra il 1870 e il 1875 nascono diversi collegi femminili a Tokyo, Yokohama, Kobe, Osaka e knitting, ricamo e sartoria sono tra le materie di insegnamento.

Verso la fine del 1800 arriva in Giappone dalla Sierra Leone una coppia di missionari, Jane Caspari e il Reverendo Paulo. Jane Caspari cominciò ad insegnare il lavoro a maglia ai convertiti cattolici e contribuì a far nascere una linea commerciale di approvvigionamento di filati dall’Occidente. Osaka fu il centro degli scambi commerciali di filati fino alla fine della IIWW. Uno dei suoi allievi, Izo Matukawa, dedicò quasi tutta la sua vita alla divulgazione del lavoro a maglia: a lui si può fare risalire l’origine dei grafici e schemi giapponesi per la maglia, sulla falsariga degli schemi per il ricamo.

  • 1885: viene organizzato in Giappone il primo workshop di maglia
  • 1886: vien pubblicato il primo manuale di maglia, scritto da Izo Matukawa
  • 1877: anche il Ministero dell’Educazione giapponese mette alle stampe una serie di manuali sul lavoro a maglia, che escono negli anni successivi.

Il lavoro a maglia è ormai entrato nella cultura e nello stile giapponese come sinonimo di arte manuale, bellezza e cura. Da qui parte la lezione di Valentina Cosciani, che cercherò di riassumere nel prossimo post.

KNIT IT EASY!

Riferimenti bibliografici e web

  • “A history of hand knitting” di Richard Rutt, pubblicato da Interweave, 1987 ed edizioni successive (questo volume è fuori catalogo da anni e fino ad ora sono riuscita a trovare solo vendite di copie usate, spesso a prezzi proibitivi. Tuttavia è disponibile per il prestito digitale su Internet Archive: https://archive.org/details/historyofhandkni0000rutt dove l’ho preso e letto io. E’ necessaria la registrazione e il possesso di un account Adobe Digital Editions, gratuito, per scaricare il prestito)
  • “Amimono ima mukashi” (Knitting Today & Past) di Yoshihiro Matushita, 1986, edito da Nihon Vogue anch’esso fuori catalogo, che cerco da tempo ma introvabile, citato un po’ ovunque come fonte autorevole.
  • The story of Knitting in Japan Part 1
  • The story of Knitting in Japan Part 2
  • Meriyasu: The Rise of Machine-Knitted Fabric
  • La foto di copertina viene dal sito Japan House of London ed è tratta dal libro “History of flat knit manufacturing industry in Tokyo’, 1993, Tokyo.