Esperimenti top-down

Il bello dei ferri circolari, tra gli altri, è che si può lavorare un capo senza dover pensare alle cuciture e all’assemblaggio delle parti. I primi capi che realizzai quando mi avvicinai alla tecnica erano sempre bottom-up, cioè lavorati dal bordo inferiore a salire: una volta arrivati agli scalfi delle maniche si mette il lavoro in sospeso sul ferro e si lavorano le maniche separatamente, per poi unirle al busto riprendendo i punti sul ferro per continuare con lo sprone.

Solo dopo un po’ imparai che era possibile anche il procedimento opposto, cioè la lavorazione top-down: la lavorazione inizia montando le maglie per il collo, poi si passa allo sprone, si mettono in sospeso i punti per il giromanica e si continua con il tronco, riprendendo le maniche in un secondo momento.

manica maglione top-down giallo mimosaCosì mi diedi alla letteratura e trovai per primo questo “The knitter’s handy book of Top-Down Sweaters” di Ann Budd e in seguito “La maglia top- down” di Emma Fassio. Chiamatela forma maniacale, ma i libri devo leggerli rigorosamente nell’ordine in cui mi arrivano a casa e lo stesso vale per i manuali. Così il primo capo che tento di realizzare con la tecnica top-down proviene da uno dei modelli base del volume di Ann Budd. Devo dire che mi piace molto l’effetto creato dagli aumenti, che creano la linea del maglione quasi senza farsi notare. Al solito mi sono tenuta abbondante con le misure ma i maglioni mi piacciono coccolosi.

Il filato è uno di quelli così così, che considero “di prova”, comprato tempo fa perché attratta dal suo giallo mimosa e chiudendo un occhio sul fatto che la composizione del filato risulta essere 70% lana, 30% altre fibre. Brrr… Oggi non farei certo un acquisto così alla cieca.

Il prossimo maglioncino sarà quindi la maglia base dal libro/manuale di Emma Fassio, questa volta lavorata con un bel DROPS Muskat oppure NORO Silk Garden Light e i ferri n°4/4,5.

Ma tra un mese o anche più, dato che si sono presentati all’orizzonte tanti progetti interessanti.